Le camminate veloci incontrano il lavoro psicologico-analitico del profondo

Di Marta Tibaldi

Come è noto, le “camminate veloci”, proposte da Muovi Municipio Roma 1 centro, producono numerosi benefici psicofisici: migliorano il metabolismo, rinforzano l’apparato cardio-circolatorio, diminuiscono il colesterolo ‘cattivo’, stabilizzano la pressione arteriosa, abbassano la glicemia, riducono l’ormone dello stress (cortisolo), oltre ad agire positivamente sul tono dell’umore, grazie a maggiore produzione di serotonina.

Meno noto, probabilmente, è il fatto che questa esperienza possa svolgere un ruolo significativo anche nella stanza d’analisi e nel “processo d’individuazione” descritto da Carl Gustav Jung, ovvero in quel percorso di integrazione psicofisica conscia e inconscia, che porta alla realizzazione della personalità totale. Quando osserviamo le “camminate veloci” da questo punto di vista, scopriamo che questa attività fisica può svolgere il ruolo di vero e proprio acceleratore del processo di individuazione, con ricadute significative sulla percezione soggettiva di benessere.

L’ ipotesi di integrare le camminate veloci nel percorso analitico junghiano ha preso forma nella mia mente, e poi in pratica, durante i mesi della pandemia da Covid-19, come risposta al malessere che i pazienti portavano in seduta in relazione alle limitazioni fisiche e sociali che la pandemia stava costellando. Osservando il loro disagio e le sofferenze legate alla sospensione delle attività fisiche e al deficit di socialità, ho proposto ai pazienti le camminate veloci, come risposta attiva nei confronti dei vissuti impotenza e di frustrazione che stavano vivendo, elaborando quindi l’esperienza in seduta e integrandola nel loro percorso di benessere. Gli effetti sono stati decisamente interessanti.

 

Ma vediamo brevemente in che cosa consista in pratica questa proposta:

  • In prima battuta, si invita il paziente a fare esperienza diretta delle camminate veloci. Il primo passo (in senso letterale!) è quindi iniziare a camminare;
  • in seconda battuta, al termine di ogni camminata, quando si sta a ancora all’aria aperta, il paziente è invitato a osservare i cambiamenti psicofisici prodotti dalla camminata e a prenderne coscienza;
  • in un terzo momento, questa volta in seduta, paziente è invitato a rievocare in forma immaginale i vissuti di benessere psicofisico provati con la camminata, integrandoli attivamente alla consapevolezza cosciente;
  • i vissuti di benessere sono quindi messi a confronto con tracce psicofisiche precedenti, soprattutto di carattere disturbante, lasciando che gli uni si riverberino sulle altre e viceversa;
  • le nuove consapevolezze acquisite dal confronto sono trasformate in risorseinterne stabili, a cui il paziente può accedere in qualunque momento lo desideri o senta la necessità di farlo.

 

Naturalmente i passaggi di questo procedimento sono più articolati e complessi di quanto appena descritto, ma è interessante sottolineare quanto questa proposta riesca a far prendere una posizione attiva nei confronti dei vissuti di malessere psicofisico causati dalle limitazioni della pandemia, producendo effetti trasformativi e di benessere sulla personalità totale.

In un momento in cui azione e riflessione, mondo interno e mondo esterno e qualità delle relazioni sociali sono state messe a dura prova a causa degli effetti regressivi della pandemia, all’interno di un orizzonte psichico che sembra oscillare tra depressione e maniacalità paranoide, l’integrazione dell’esperienza delle camminate veloci al percorso individuativo junghiano ha rappresentato, dunque, una risorsa preziosa. Sarà interessante verificare gli effetti trasformativi di questa proposta anche una volta tornati alla “normalità”, ovvero nella situazione post-pandemica che, come sappiamo, non sarà quella di prima, ma chiederà a ognuno di noi nuovi modi di essere e di relazionarsi.

 

https://youtu.be/ln111L8eE3w

 

 

 

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Dott. Marta Tibaldi

psicologa, psicoterapeuta, psicologa analista con funzione didattica e di supervisione presso l’Associazione Italiana di Psicologia Analitica (A.I.P.A.) e l’International Association for Analytical Psychology (I.A.A.P.)

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