Un panorama antologico delle relazioni di viaggio comprese tra la fine del ‘700 e l’inizio dell’ ‘800, un periodo in cui l’Oceano Pacifico, il mare meno esplorato e più misterioso che ancora esistesse, diventa teatro di lotte di conquista e materia prima per le speculazioni europee sull’umanità “diversa”.
Le idilliache descrizioni dello stato di natura, che sembrano richiamarsi a certe versioni classiche dell’età dell’oro, diventano in realtà un polo alternativo mitico, che serve a fondare l’identità della civiltà occidentale.
In esse è possibile rilevare, al di là dell’apparente apprezzamento dello stato di natura, la costante consapevolezza di una superiorità europea, determinata dal binomio oppositivo natura (=mancanza di tecnica e arte, ossia “selvaggio”) e cultura (=civiltà tecnologica, ossia “europeo”).